Il cliente, un commerciante di piastrelle della provincia cuneese, richiede un progetto di showroom sulla strada statale che da Cuneo conduce in Francia (in località Borgo San Dalmazzo); un edificio che attiri l’attenzione dei passanti domenicali e rimanga impresso per il suo “Las Vegas look”.
Per lo Studio65, che consiglia di trasformarlo anche in centro per il divertimento con l’introduzione di una discoteca, è l’occasione per progettare un edificio spregiudicato che trae la sua carica comunicativa proprio dal farsi beffe dei canoni e dei valori dell’architettura: propone, in una apparente omogeneità formale, elementi profondamente discontinui, tratti da codici fra loro lontani, in scale fra loro disomogenee. La dissacrazione investe non solo alcuni archetipi dell’architettura, ma il ruolo stesso del progettista: non più investito di un sacerdozio morale, ma giullare dello spirito laico e critico. È uno dei primi esempi italiani di quell’architettura che verrà in seguito definita radicale e pop.
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1972
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