Capitello

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Il progetto

Il concorso

Correva l’anno 1971: lo Studio65, al quale nel frattempo si erano associate Maria Schiappa e Anna Pozzo, appena laureate, fiero delle sue prime pubblicazioni, si era trasferito in via Ormea 40, proprio a quattro passi dalla facoltà di Architettura.
I giovani colleghi ancora studenti che facevano parte del gruppo Città Fabbrica, che in facoltà era stato l’emanazione dello Studio65, iniziarono a frequentare lo studio come luogo in cui confrontarsi, ispirarsi, o esprimere la propria fantasia e le proprie idee. Quasi un cenacolo, un laboratorio in cui trasformare in progetti e oggetti i propri pensieri e i propri sogni. Quale migliore occasione di un concorso per cimentarsi nel confronto delle idee? Così lo Studio65 con il gruppo di studenti decise di partecipare al concorso DuPont per disegnare una seduta che utilizzasse un materiale da loro prodotto, il Dacron.
Apriti cielo! Se per i componenti dello Studio65 era uno dei primi concorsi, sicuramente per gli studenti era il battesimo nel campo del design.

La classicità dissacrata

Tutti imbrattavano carte e proponevano oggetti manifesto: in un oggetto la sintesi del mondo. Fu così che dopo aver esplorato tutte le forme di sedute possibili e impossibili, presi dalla stanchezza, una notte, quando ormai la scadenza del concorso si avvicinava e dopo aver scartato l’ennesima seduta a forma di aquila imperiale o a forma di WC, la candida Nanà, greca, tirò fuori dal cassetto alcune foto fatte l’estate sull’Acropoli di Atene, dove turisti accaldati sedevano su capitelli o tronchi di colonna per riposarsi prima di continuare il tour tra i reperti archeologici. La proposta piacque a tutti, e divenne subito il progetto comune. Portare all’interno dell’ambiente domestico reperti archeologici riprodotti in morbida gomma come seduta recuperava il valore poetico sia della classicità che degli spazi archeologici, dissacrando il mito di una classicità letta come simbolo di imperi e potentati. Tutti si misero subito a disegnare le tavole del concorso, che vennero puntualmente sottoposte alla scadenza. Nessun premio, ma Pier Paolo Saporiti, che faceva parte della giuria e aveva intravisto il valore culturale dell’operazione, si dissociò dalla giuria e pubblicò in controtendenza le tavole del concorso sulla rivista “In”. I primi due prototipi furono prodotti dalla Gufram nel 1972 quale ricompensa allo studio per il progetto del loro stand all’Eurodomus di Torino dello stesso anno.

contenuti

Disegni / Fotografie / Diapositive

Data

1971

tipologia
Capitello makes the unmistakable statement of the ruin of Italian society of the time and goes so far as to destroy the pillars of Classical architecture by turning the Italian column of power and history into a chair.
Evan Snyderman
Curator, Founder at R & Company Gallery
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