Baby-Lonia

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Il progetto

Animazioni Urbane

Baby-Lonia è stato progettato quale proposta di attrezzatura didattica per alcune scuole sperimentali dell’area torinese, agli inizi degli anni ’70. Il gioco consiste nella macroscopizzazione delle vecchie scatole di giochi di costruzione in legno per bambini. Con il cambio di scala e l’uso del poliuretano verniciato, il gioco diventa strumento per costruire spazi a dimensione del bambino. Questo significa fornirgli un ulteriore strumento di espressione e di comunicazione, permettergli di manipolare il proprio spazio a seconda delle sue esigenze di gioco e di apprendimento. L’astrazione geometrica dei singoli elementi, pur nella loro suggestione formale, permette infinite possibilità di uso e interpretazioni simboliche, diventando così stimolo alla fantasia. Il gioco è stato sperimentato in collaborazione con il professor Francesco De Bartolomeis, pedagogista dell’Università di Torino, in alcune scuole materne, elementari e medie, per attività didattiche e animazioni teatrali.

Gli utilizzi e le forme

Il gioco, lontano dall’essere codificato in operazioni definite, permette una diversa pratica a seconda dell’età. Il bambino fino ai 3 anni userà ogni singolo pezzo come un oggetto definito: col ponte rovesciato farà il cavallo, col triangolo la poltrona, e si divertirà a calpestarla, farla rotolare, sporcarla. Per il bimbo fino ai 6 anni il Baby-lonia sarà di stimolo ad alcune composizioni: portali, ambienti, oggetti quali ponti, salotti, tavoli, letti, auto, cavalli, cose di ogni genere… e vi costituirà all’interno con altri bimbi una vita sociale. Per i ragazzi dai 6 ai 12 anni il gioco diventerà l’ausilio per operazioni ingegnose, dove la fattura del gioco impone un programma di realizzazione, una organizzazione del lavoro, una serie di intuizioni statiche per ottenere la stabilità delle costruzioni più coraggiose.

Materiali e dimensioni

La dimensione permette al bambino di vivere gli spazi e gli ambienti che costruisce, anziché contemplarli dall’esterno. Il bambino può costruire la sua cosa, i suoi oggetti, e intessere relazioni sociali con altri nella fase sia creativa che costruttiva, che dell’uso del gioco stesso.
Il material è morbido ma consistente, permette un gioco in libertà, anche aggressivo, e un uso organizzato delle diverse parti. È leggero, facile al trasporto, per costruzioni senza l’ausilio d’adulti, ma con studiata fatica.

"Da piccolo, come credo tutti i bambini, coprivo con grandi tovaglie i tavoli in modo che i lembi giungessero fino a terra, e con quelli costruivo le mie case. Quando riuscivo ad avere scatole di cartone, una rarità nella mia infanzia postbellica, ritagliando sui lati porte e finestre ne facevo dei castelli. Dentro a quegli spazi mi isolavo dal mondo, diventando personaggio e protagonista di storie fantastiche. Ricordavo anche che mi aveva sempre destato curiosità il gioco delle costruzioni in legno raccolte in una scatola, che con i loro triangoli, cilindri, parallelepipedi e i loro colori vivaci suggerivano l’immagine di una casa e permettevano composizioni ardite. Pensai che se avessi cambiato di scala questo gioco e lo avessi fatto diventare leggero e morbido, avrei potuto permettere al bambino di costruirsi dei veri spazi a sua dimensione." — Franco Audrito


contenuti

Fotografie / Diapositive / Documenti

Data

1973

tipologia

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